Digiuni e semi-digiuni: come farli e perché

Una volta trovato un proprio equilibrio alimentare, è interessante scoprire (o meglio riscoprire) la pratica del digiuno e del semi-digiuno.
“Gli animali si nutrono, l’uomo mangia e solo l’uomo intelligente sa mangiare”: questa frase di Jean Anthelme Brillat-Savarin, politico e gastronomo francese, vissuto nel ‘700, racchiude l’essenza di tutto ciò che si può dire sull’arte di nutrirsi e allo stesso tempo sul significato del digiuno e del semi-digiuno.
Perché nutrirsi, nel senso profondo del termine, è davvero un’arte.
L’arte che ogni uomo intelligente e consapevole impara nel corso della sua vita, attraverso un’unica strada: l’ascolto. Non può esserci reale salute, interiore e fisica, senza l’ascolto di se stessi.
È indispensabile infatti che ognuno di noi riesca, col tempo e con l’esperienza, a trovare lo stile alimentare che più gli si addice e che lo fa sentire al meglio della sua forma. Questo percorso di riscoperta di se stessi avviene attraverso l’ascolto dei segnali che il corpo ci invia nella quotidianità, primo fra tutti la sensazione di energia e vitalità che ci pervade ogni giorno.

Che cos’è il semi-digiuno
Il semi-digiuno è una pratica già conosciuta dai nostri bisnonni che vivevano più a contatto con la natura e con i suoi ritmi e li praticavano, soprattutto nella stagione più fredda.

Come praticare il semi-digiuno e quando:
è consigliato praticarlo per un periodo limitato di tempo (una settimana – dieci giorni al massimo), eliminando un pasto all’interno della giornata, preferibilmente quello serale;
è utile praticarlo quando si desidera diminuire il carico di lavoro sull’organismo, in momenti di particolare stress, stanchezza o impegni, per lasciare che le energie impiegate nella digestione, vengano impiegate per altre attività;
nei periodi di influenza o malessere fisico, per dare maggior respiro al corpo alle prese con la guarigione;
per “asciugare” il corpo e aiutarlo a ritornare al suo stato ottimale dopo un periodo di festa o vacanza in cui si è esagerato a tavola.

Che cos’è il digiuno
Il digiuno invece è una pratica terapeutica da svolgere sotto osservazione di uno specialista in materia, soprattutto per i digiuni prolungati oltre i 2-3 giorni.
Per digiuno si intende la mancata introduzione di cibi solidi all’interno del corpo, utilizzando quindi solo alimenti in forma liquida ovvero succhi di frutta e verdura e acqua.
Quando è consigliato il digiuno
prima di una depurazione epatica, attraverso specifico trattamento, è consigliato un digiuno di 3 giorni;
per disintossicare il corpo dalla moltitudine di alimenti che ogni giorno introduciamo e che alla lunga lasciano all’interno tossine, soprattutto se si tratta di cibi raffinati, non biologici, ricchi di conservanti;
per far riposare il nostro organismo e mandarlo in ferie per 2-3 giorni, sgravandolo dell’attività di digerire e aiutandolo così ad auto pulirsi all’interno;
in presenza di una grave patologia;
in un momento di ritiro e riposo, accompagnato da una ginnastica dolce e raccoglimento del pensiero.

Il digiuno è una pratica sconsigliata per quei soggetti il cui metabolismo risulta rallentato, a causa di molte diete sbagliate o perché per costituzione tendono ad avere una natura più fredda e umida all’interno del corpo. Per queste persone il digiuno andrebbe ulteriormente a rallentare il metabolismo, riducendo la capacità digestiva all’interno dell’organismo.
Ecco perché ho consigliato di trovare prima un proprio equilibrio alimentare, dato dalla conoscenza approfondita di sé, dalla convinzione profonda che il buon cibo rappresenti una risorsa di cui il nostro organismo ha bisogno e non un nemico contro il quale lottare.

 

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